Il taxiphote è un particolare proiettore, brevettato nel 1899. È costituito da una di scatola di legno simile a una vecchia macchina fotografica con due obiettivi, uno per ciascun occhio, che di fatto sono lenti d’ingrandimento regolabili che servono ad osservare le piccole lastre illuminate. L’immagine, vista ingrandita e “sdoppiata” per ciascun occhio, acquista tridimensionalità. Si tratta delle immagini stereoscopiche: foto scattate con due obiettivi a distanza focale simile a quella umana, e quindi “sdoppiate” come accadrebbe nella visione bioculare. In altre parole, ogni scatto ha due versioni, corrispondenti all’obiettivo destro e sinistro, cioè grosso modo all’occhio destro e sinistro del fotografo (e di chi osserva l’immagine nel taxiphote). Questa particolarità tecnica fa sì che di una singola foto esistano due “versioni” la cui differenza risulta minima nel caso di panorami o soggetti lontani, ma diventa più rilevante nel caso in cui i soggetti siano ravvicinati.
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