MESOLA


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Mesola sorge sulla riva destra del Po di Goro.
Mesola si trova a 60 chilometri da Ferrara e Ravenna, 90 chilometri da Venezia, 50 chilometri da Rovigo e 100 chilometri da Bologna.
Per arrivare a Mesola da Venezia e dal nord oppure da Ravenna e dal sud, si deve percorrere la statale 309, conosciuta anche come "statale Romea. Da Bologna bisogna immettersi nell'autostrada A13 in direzione Padova e uscire a Ferrara sud. Si percorre poi la superstrada che va da Ferrara al mare e al termine si imbocca, in direzione Venezia,  la statale 309 che conduce direttamente a Mesola.
Il territorio comunale si estende su una superficie di ottantaquattro chilometri quadrati ad un’altitudine variabile da -1 a + 8 metri sul livello del mare.
Dal punto di vista amministrativo Mesola è comune dal 1 luglio 1828 e  al 31 dicembre 2009 aveva 7.187 abitanti. 



Sono tante le ipotesi sull’origine del nome Mesola.
L’ipotesi più accreditata si richiama all’origine latina del nome: “media insula”, un chiaro riferimento alla conformazione del territorio che già nel XIII sec. i documenti descrivono come lingua di terra lunga quattro chilometri, compresa tra il Po di Goro, il Po dell’Abate, oggi interrato, e il mare.
Una seconda ipotesi fa nascere il nome Mesola come derivazione di “piccola mensa”, cioè piccolo luogo di culto (mensa = altare) dipendente dalla Chiesa di Ravenna.
Una terza ipotesi  considera il nome Mesola proveniente dal termine spagnolo “meseta” cioè luogo sopraelevato.
È invece da considerare assolutamente  inattendibile che il nome Mesola prenda origine da “ Pian, piano a son rivà da me sola”. Una frase pronunciata da un personaggio non identificato che in questo modo avrebbe richiamato i nomi di due paesi vicini: Piano e Rivà in provincia di Rovigo.
Anche l’ipotesi che il nome Mesola sia nato dall’unione delle parole “me sola” perché il luogo racchiude in sé tante bellezze da superare ogni altra "delizia" estense non ha ragione d’essere. Infatti il nome Mesola è presente in vari documenti di epoca precedente quella estense.

Fino a X sec. quello che oggi è il territorio di Mesola era ancora occupato dal mare e dopo il continuo apporto di detriti portati dai vari rami del Po, la linea di costa avanzò costituendo una lingua di terra che ebbe differenti proprietari.
Alla fine del XV sec. la Casa d’Este prese possesso di questa terra, la trasformò in riserva di caccia e costruì una residenza per il diletto della corte e degli ospiti. La bellezza dei luoghi, in parte naturali e in parte costruiti per il piacere e la grandezza del duca, ispirarono a Torquato Tasso la descrizione del giardino della maga Armida nella “Gerusalemme Liberata” e gli fecero scrivere:

“Mesola, il Po da’  lati e ‘l mare a fronte
ed intorno le mura e dentro i boschi
e i seggi ombrosi e foschi
fanno le sue bellezze altere e conte
e sono opra d’Alfonso, e più non fece
mai la natura e l’arte e far non lece.
Ma che valle senbri un paradiso
La Donna il fa che n’ha sembianti e viso”.
                                                                        (T.Tasso,  Rime, n 929)

IL CASTELLO ESTENSE

Il complesso architettonico del Castello di Mesola venne edificato intorno al 1578, per volere di Alfonso II d'Este, su progetto dell'architetto Marcantonio Pasi. La “Delizia” doveva accogliere la corte estense, che qui amava ritirarsi in autunno per dedicarsi agli svaghi e alla caccia nella foresta circostante. Agli equipaggi e al personale di servizio erano riservate le due ali di edifici minori aperti sulla corte a formare un ampio semiottagono di portici. Racchiuso dagli edifici porticati, si erge l’imponente Castello segnato dalle quattro torri merlate. Il complesso architettonico comprendeva un’imponente cinta muraria lunga ben 11 chilometri. Mesola presentava dunque un apparato fortificato imponente, tale da sembrare ingiustificato per una tenuta dedicata solo al divertimento. Ed infatti, studi recenti dimostrerebbero che l’edificazione di una “delizia” a Mesola fosse il paravento di un progetto ben più vasto e ambizioso: creare alle foci del Po una grande città emporio, in competizione con Venezia, per il controllo dei commerci adriatici verso l’entroterra, e da un punto di vista urbanistico essa sarebbe risultata la più grande città di nuova fondazione del Rinascimento italiano. Ma, prima i dissesti finanziari, poi la morte senza eredi di Alfonso II (1597) impedirono la realizzazione del progetto urbanistico. Infine il Taglio di Porto Viro, cioè la deviazione verso sud del tratto terminale del Po, realizzato dei Veneziani (1599 - 1604) per impedire l’interramento della laguna, sconvolse l’assetto del Delta, determinando il processo di allontanamento di Mesola dal mare.


LA CHIESA PARROCCHIALE

A voler dotare Mesola di un proprio edificio di culto fu l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. La chiesa ebbe comunque il suo completamento sotto il pontificato di Papa Pio VI intorno al 1785. Il tempio è a navata unica con un ampio coro e un largo presbiterio; pareti e soffitti non sono decorati né affrescati, tuttavia la chiesa ospita alcune pale d’altare e tele del XVIII secolo. Vale ricordare anche la presenza di un prezioso organo a canne, posto sopra il coro, opera di Filippo Fedeli (1795); lo strumento è a cassa unica, in legno, con qualche ornato a intaglio ed è alto circa nove metri.


LA RISERVA NATURALE DEL GRAN BOSCO DELLA MESOLA

A pochi chilometri dall’abitato si trova la Riserva Naturale del Gran Bosco della Mesola. Con la sua superficie di 1058 ettari rappresenta uno degli ultimi residui di bosco di pianura, memoria delle antiche foreste che si trovavano lungo il litorale adriatico. Il protagonista assoluto del Bosco è il leccio, ma si trovano anche il frassino, il pioppo, l’olmo, il carpino bianco, l’orniello, il ginepro, la fillirea, il pungitopo, l’asparago selvatico e numerose specie di giunchi e canne. Nel Bosco sopravvivono cervi autoctoni, geneticamente puri, considerati l’ultima testimonianza di quelli che furono i cervi della Pianura Padana. Sono presenti inoltre daini, tassi, puzzole, volpi, nottole, testuggini comuni e palustri, uccelli acquatici, aironi, anatre, folaghe, picchi, upupe, gruccioni e il martin pescatore.

LE PINETE

A sud dell’abitato di Mesola, in prossimità della S.S. Romea, si estendono per un centinaio di ettari le pinete dette della Ribaldesa e Motte, impiantate tra il 1936 e il 1938 dalla Società Bonifica Terreni Ferraresi su un cordone dunoso di epoca romana. Per quanto artificiale la pineta è divenuta un habitat favorevole per molte specie animali e svolge un importante ruolo nella conservazione dell’avifauna costiera. Attualmente la superficie boschiva è costituita per lo più da pino domestico e pino marittimo. Nel sottobosco, sono state introdotte in questi anni specie arboree ed arbustive tipiche della flora autoctona.

IL BOSCHETTO DI S. GIUSTINA

Il boschetto di S. Giustina si sviluppa, per circa 4 chilometri di lunghezza, dall’abitato di S. Giustina fino all’argine del Po di Goro e si sviluppa su un fascio di cordoni dunosi di età tardo medievale. Esso costituisce l’ultimo relitto di quell’antico bosco che si estendeva dal Castello Estense, entro la cinta muraria ed oltre, fino a lambire il mare. Anche se esteso poco più di 100 ettari, riveste una notevole importanza naturalistica: presenta un ricco sottobosco e vi trovano riparo e alimentazione molte specie di uccelli e mammiferi quali lepri, tassi, ricci e donnole.

Bibliografia
T. Gavioli “Mesola”
F. Ziosi “Parco del delta del Po”
Cori, Raminelli “Mesola, Massenzatica, Ponticelli”

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